Riaprire le porte di uno spazio che per dieci anni ha segnato la
vita culturale non solo cagliaritana, è un evento che va
celebrato con attento e misurato senso di riflessione.
Il decennio appena trascorso ha visto presente, nel cuore stesso
della città antica, una galleria e un’associazione
di operatori culturali attorno a cui si sono organizzate iniziative
artistiche tra le più significative che la città abbia
mai vissuto e sperimentato.
Inaugurato nel settembre del 1995 con il sostegno e l’appoggio
di Salvatore Naitza, il Centro Culturale, intitolato non a caso
al grande artista americano Man Ray, si è subito connotato
come spazio polifunzionale, orientato su molteplici sperimentazioni
e in grado di convogliare, nella sua pluralità di eventi,
una serie incredibilmente vasta di artisti, critici, musicisti,
professionisti dello spettacolo.
A darle vita sono stati, con grande dose di coraggio e di passione,
Wanda Nazzari e Stefano Grassi, instancabili agitatori di un contesto
socioculturale spesso sonnolento e distratto quando non del tutto
indifferente alle arti visive.
L’associazione, che, com’è noto, non persegue
alcuno scopo di lucro e si fonda sulla libera adesione di soci fondatori,
ha potuto godere, vale la pena rimarcarlo, del patrocinio dell’Assessorato
alla Cultura della Regione Sardegna, di quello della Provincia di
Cagliari oltrechè dei comuni di Cagliari, Quartu, Sinnai,
Siliqua, Soleminis, Sarroch, Villanovaforru.
L’attività espositiva ha preso dunque l’avvio
all’indomani stesso della sua fondazione e non si è
arrestata nonostante la chiusura nel 2003 della sede di via Lamarmora,
come nel caso dell’ultima rassegna di “Stanze”
allestita nel Museo del Territorio “Sa Corona Arrubia”
di Villanovaforru.
Se è impensabile in questa sede ripercorrere le iniziative
nella loro interezza e precisione cronologica, è però
possibile ricordarne gli appuntamenti che, con maggiore incisività,
hanno connotato il lavoro espositivo. Con una cadenza continua e
regolare si sono succedute fino a venti mostre annuali, per un complessivo
numero di circa centocinquanta esposizioni articolate secondo un
sistema binario. Da una parte hanno preso vita mostre dal carattere
rigorosamente tematico, nate da un’idea, un bisogno, una sollecitazione
condensata in una proposta formale o concettuale e offerta agli
artisti chiamati a partecipare. Vale la pena ricordare “Becoming
nude”, “Per Naitza”, “Giocattoli d’artista”,
“Elogio del bianco”, “Fermata di tempo”,
o, ancora, “La linea rende visibile” in un frettoloso
e disordinato rimando. Dall’altra è andato facendosi
strada un più sistematico incontro modulato annualmente e
diventato appuntamento fisso e variato nel corso degli anni. È
il caso di “Stanze” e “Attraversamenti”,
di “Imperfetto futuro” o “Percorsi dello spirito”.
Si è trattato, in questo caso, di rassegne di ampio respiro
affidate, di volta in volta, alla discrezionalità critica
di un curatore che ne ha ordito i fili conduttori e sorvegliato
la resa e l’efficacia.
Un peculiare aspetto dell’attività culturale del Man
Ray è sempre stato rappresentato dall’interesse rivolto
ai giovani e alle più attuali tendenze del contemporaneo.
Se in ciascuno degli accadimenti offerti dal Centro i lavori dei
giovani artisti sono stati valorizzati e presentati accanto a personalità
di più sicuro spessore, in “Imperfetto futuro”
la loro presenza e capacità operativa è diventata
la dominante di un’arte concepita in progress e senza condizioni
sul piano delle scelte e dei linguaggi proposti. Arte visiva, musica,
teatro, danza, espressioni multimediali si sono alternati in un
happening culturale di assoluta originalità e pura creatività.
L’attualità della ricerca e la promozione di giovani
emergenti ha dunque caratterizzato un versante non trascurabile
dell’operato dell’Associazione ma, è il caso
di ricordarlo, non sono certamente state trascurate quelle figure
che hanno segnato la storia dell’arte isolana del secondo
novecento. Da Aldo Contini a Maria Lai, da Primo Pantoli a Gaetano
Brundu, da Gino Frogheri a Paola Dessy, da Tonino Casula a Giovanna
Secchi, da Wanda Nazzari a Attilio Della Maria, da Nino Dore a Rosanna
Rossi, da Igino Panzino a Gabriella Locci, a Zaza Calzia, Giuseppe
Pettinau, e Salvatore Coradduzza, e ancora, Caterina Lai, Antonello
Ottonello, Aldo Tilocca, Gianfranco Pintus, Antonio Mallus, per
citarne solo alcuni, fino a quella generazione di mezzo che ha visto,
di volta in volta, i più recenti lavori di Danilo Sini, Gianni
Nieddu, Stefano Grassi, Monica Solinas, Alessandro Meloni, Pinuccia
Marras, Efisio Niolu, Salis & Vitangeli, Enrico Corte, Andrea
Nurcis, Daniela Zedda, Giulia Sale, Pastorello, Pietrolio, Marina
Madeddu, Francesco Casu, Maura Saddi, Dionigi Losengo, Adelaide
Lussu, il giapponese Satoshi Hirose, l’americano Arturo Lindsay.
Si potrebbe davvero sostenere che, in una mappa artistica dell’Isola,
pochi fra gli artisti presenti nel panorama sardo sono sfuggiti
al lavoro di richiamo avanzato dal Man Ray.
Vari sono stati i collaboratori assidui in questi dieci anni: Rita
Atzeri, Antonello Casu, Alessandra Menesini, Mauro Nannini, Gabriella
Perra, Nora Scano. Così come è doveroso ricordare
le preziose collaborazioni critiche di Claudio Cerritelli, Placido
Cherchi, Lanfranco Colombo, Giannella Demuro, Ivo Serafino Fenu,
Anna Maria Janin, Alessandra Menesini, Gianni Murtas, Mauro Rombi.
Su un versante contiguo e parallelo si è svolta e si è
strutturata l’attività didattica, punto di forza e
motore vitale dell’intero sistema. Ideata da Stefano Grassi
come Scuola di Fotografia rimane, dopo dieci anni di vita, una realtà
di formazione organica e completa, alla quale, oggi si aggiunge
la Scuola di Video.
Attorno alla specificità della didattica si sono coagulati
convegni, seminari di storia dell’arte, corsi di formazione
nelle arti visive e video che documentano le varie performance e
attività di spettacolo.
Per festeggiare i dieci anni di vita, sono stati invitati alla
mostra inaugurale di riapertura dello spazio espositivo e didattico
tutti quegli artisti che hanno costituito presenze certe e insostituibili
di questa grande impresa collettiva che è il Centro Man Ray.
|